Primavera, Marte e biofilia

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Non tutti sanno che il calendario che usiamo al giorno d’oggi ha una storia lunga: ha origine, infatti, da quello che i Romani crearono nel 753 a.C., a sua volta basato su quelllo greco. Originariamente il calendario era basato sui movimenti della Luna e l’anno si apriva con il mese di Marzo:

  1. Martius
  2. Aprilis – dedicato all’agricoltura, il mese quando i fiori di “aprono”, da aperire, in Latino.
  3. Maius – dedicato a Maia, dea della crescita (da maius, maior)
  4. Iunius – dedicato alla dea Giunone (Iuno), moglie di Giove, padre degli déi.
  5. Quintilis – il quinto mese
  6. Sextilis – il sesto mese
  7. September – il settimo mese
  8. October – l’ottavo mese
  9. November – il nono mese
  10. December – il decimo mese.

Questa concordanza tra nome e numero del mese venne a mancare quando Numa Pompilio aggiunse all’inizio dell’anno i mesi di Gennaio e Febbraio.

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Il nome di Marzo proviene da quello del dio Marte, in latino Martius. Egli era una volta considerato una mite divinità campestre e poi è diventato dio della guerra perché accostato alla difesa dei confini dei propri campi. Veniva festeggiato in questo periodo dell’anno in quanto visto come simbolo della forza della natura, alla prorompente energia che fa parte della vita, di cui la natura è portatrice per eccellenza. La vita viene rappresentata dall’aumentare delle ore di luce su quelle di buio durante la giornata che avviene dall’equinozio di primavera fino al solstizio d’estate a giugno.

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Il calendario rappresenta benissimo la ciclicità della vita che si manifesta nelle stagioni. Gli stessi alberi che qualche settimana fa erano come scheletri senza vita, all’improvviso mostrano verdi gemme che poi si trasformano in foglie, fiori e frutti. Molti di quei frutti diventeranno cibo sulle nostre tavole e ci ricordano che senza questi doni della natura noi esseri umani non potremmo esistere: nonostante tutte le conoscenze scientifiche e il progresso tecnologico, siamo nati e continueremo a nascere della natura.

Più della metà della popolazione umana terrestre vive in ambienti urbani ma, anche se passiamo troppo tempo tra asflato e cemento, il legame con la nostra natura non può essere reciso: persino la semplice vista di un’immagine di foresta ha degli effetti positivi su di noi, dandoci una sensazione di calma, di essere a nostro agio, molto più che guardano immagini di strade cittadine. Gli stessi risultati si hanno quando siamo immersi nella realtà virtuale interattiva a 360°, aprendo a nuovi usi la realtà virtuale, per esempio per le persone che non possono muoversi di casa o non possono uscire a causa di condizioni mediche.

Seppure una passeggiata in un bosco o in un parco è un’esperienza meravigliosa in ogni stagione, la primavera offre, assieme all’autunno, alcuni dei colori più belli di cui godere e una temperatura mite che invoglia a fare pic nic, escursioni o semplicemente quattro passi, in solitudine o in compagnia.

Secondo l’ipotesi della biofilia, creata dal biologo e ricercatore statunitense Edward O. Wilson, negli esseri umani vi è l’innata tendenza a ricercare connessioni con il resto della natura, sia piante che animali. Prove della biofilia le troviamo nella reazione di accudimento verso i cuccioli di tutte le specie, fenomeno particolarmente sviluppato nei mammiferi, nella voglia di circondarci e prenderci cura delle piante o nella spinta a salvare animali dalle situazioni di pericolo, siano essi domestici o selvaggi. Secondo wilson, le origini di questa tendenza sono da ricercare nell’evoluzione di tutti noi esseri viventi a partire da radici comuni e sullo stesso pianeta. È come se fossimo tutti membri della stessa famiglia e, allo stesso modo, supportiamo le altre creature e cerchiamo il loro supporto.

La vita, in altre parole, si autosostiene e faremmo bene a ricordarci che facciamo tutti parte di un meraviglioso ecosistema.

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