Sono ormai 8 mesi che giriamo mascherati ma non da Carnevale né da Halloween. La particolarità è che non mascheriamo gli occhi bensì la bocca. E c’è una grossa differenza.
Gli occhi sono definiti lo specchio dell’anima: è vero, tramite gli occhi mostriamo emozioni anche involontariamente, spesso ciò che proviamo davvero mentre il resto del corpo cerca di mostrare altro, una reazione più convenzionale, più accettabile socialmente. Ad esempio quando sorridiamo solo con la bocca, quando le sopracciglia scattano mentre cerchiamo di mantenere la calma, quando le pupille si dilatano o le palpebre sbattono.
Se fissiamo qualcuno, molti sono i messaggi che potremmo mandargli e che l’altro cerca di interpretare anche guardando il resto del viso, movimenti e posizione del corpo e come ci stiamo muovendo nello spazio, per esempio:
- ehi, ci conosciamo?
- ti trovo attraente fisicamente…
- stai facendo qualcosa di sbagliato!
- voglio chiederti qualcosa, ecc.
Cosa accade quando copriamo la bocca?
Succede che stiamo coprendo un veicolo di comunicazione sul quale noi esseri umani facciamo molto affidamento, ovvero parole e voce. È vero, se qualcuno ci parla, lo sentiamo anche se la bocca è coperta. Ma la mascherina è uno schermo comunicativo che ci rende difficile capire se la persona ci sta parlando, se ci sta sorridendo, se ha una posizione neutra. Insomma, abbiamo bisogno di soffermarci un attimo per capire l’altro e, nello stesso tempo, quel soffermarci potrebbe mandare messaggi che non intendevamo.
Infatti ho notato degli sguardi più lunghi, un impegno maggiore necessario per “capirci” in pubblico tra estranei. Appena entrati in un negozio, in un autobus o in un vagone della metropolitana, ci guardiamo istintivamente in giro per sondare velocemente la situazione. Adesso, se una persona attira la nostra attenzione (per qualsivoglia motivo), indugiamo con lo sguardo su di lei per… capirla meglio. Come risposta, anche l’altro si ferma un attimo a guardarci per capire perché è osservato: forse mi conosce? Mi sta comunicando un interesse fisico? Ho la mascherina storta? Ho qualcosa che non va?
E poi, quando l’attivazione scema, ci ritroviamo con un pizzico di imbarazzo perché siamo abituati a non fissare le persone.
Se due cani per strada si annusano e usano molto il loro corpo per conoscersi e comunicare, noi esseri umani stiamo (purtroppo) imparando a mantenere le distanze e cerchiamo altri modi per sondare, interpretare e reagire nella realtà intorno. Stiamo così adattando alcuni aspetti della nostra cultura e trovo molto affascinante questa ricerca di nuovi schemi comunicativi.
La prossima volta che entrate in un autobus, fateci caso.