Prendersi cura della persona e del suo mondo

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La parola “medicina” e la parola “musica” in caratteri cinesi sono molto simili tra loro e non è un caso. L’esperienza che facciamo della musica è un’esperienza integrata: è emozioni, è la storia della tua vita, le tue memorie, i tuoi nonni, i tuoi figli, i tuoi sogni, è matematica, è cultura, è anatomia che permette di pizzicare la corda di un violoncello e di sentire il suono che viene generato.

Tutti questi aspetti e molti altri sono connessi nella musica, tanto quanto la salute e i processi di guarigione coinvolgono molti aspetti in ognuno di noi.

Nelle professioni sanitarie e nelle relazioni di cura abbiamo sempre bisogno di ricordarci il prezioso cambio di paradigma operato ormai da tempo, ovvero “la salute non è la mera mancanza di malattia”. Possiamo riparare una lavatrice rimuovendo quel tubo ormai usurato ma un essere vivente è altra cosa, è un’ecologia.

Una definizione di ecologia potrebbe essere “una forma di vitalità che emerge da strutture dinamiche di interdipendenza”. Una foresta è un’ecologia, con molte strutture dinamiche di relazione e in interdipendenza. La foresta non è negli alberi, non è nel terreno, non è negli uccelli o gli insetti. Dov’è la foresta? È proprio nella relazione tra tutti quegli organismi. Se pensiamo ad un oceano, è la medesima cosa. Quindi quando parliamo di ecologia, ritorna quel cambio di paradigma: stiamo parlando di molte cose ma soprattutto di come sono in relazione fra loro e quanta vitalità emerge da quelle inter-relazioni.

Viviamo in un mondo in cui siamo costantemente bombardati con la necessità di cose più veloci, più semplici, più chiare. Brevissimi video di TikTok con i 5 passi per smettere di fumare. Le dieci cose per diventare felici. Un libretto di istruzioni con informazioni chiare, lampante, semplici.

Lì dove gli essere viventi sono invece organismi complessi.

E l’opposto della complessità non è la semplicità bensì il riduzionismo. Quando estrai le cose dal loro contesto e pensi che puoi comprenderle fuori dal contesto, quello è riduzionismo. Se vuoi comprendere un semplice piccolo fiore, parte di quello che è quel semplice piccolo fiore è tutto nella complessità delle relazioni che fanno la vita: quanta acqua può ricevere, se è sotto ad un albero o in pieno sole, se è su un terreno ricco o nato nell’asfalto, quanto è vicino ad altri fiori. Un ricco tessuto di relazioni nei vari contesti di cui fa parte quel fiore. Estrailo dalla sua complessità e puoi misurare il fiore, dare un nome al fiore, disegnare il fiore ma non puoi conoscere il fiore. Quel fiore può essere semplice ma per conoscerlo occorre entrare nella complessità.

Vi racconto una storia che è avvenuta negli Stati Uniti ma potrebbe benissimo accadere qui a Bracciano. In una clinica che seguiva un gruppo di persone con AIDS le quali, nonostante la terapia farmacologica mirata, presentavano sintomi e valori che facevano pensare a malassorbimento. I medici cercarono di capire questo problema, con esami del sangue, adattando i farmaci e prescrivendo integratori alimentari, ma senza successo. Si stavano forse perdendo qualcosa?
Allora andarono a trovare queste persone a casa e, parlando con i loro famigliari, scoprirono che quelle persone non uscivano quasi più di casa perché la terapia farmacologica aveva un effetto collaterale: stavano perdendo i capelli.
Da quando la clinica si adoperò per offrire loro delle parrucche, queste persone hanno cominciato ad uscire di nuovo per strada, prendere aria fresca, interagire con gli altri, andare al supermercato e di lì a poco i loro livelli hanno iniziato a salire.

Il punto è che guardando solamente al livello nutrizionale, non avremmo mai visto l’informazione che era necessaria. Solo allargando lo zoom e cercando nei vari contesti intorno alla persona, è stata trovata la cura.

Il tuo corpo è un’ecologia, la tua famiglia è un’ecologia, la tua comunità è un’ecologia, questa organizzazione è un’ecologia. E dunque quando iniziamo a parlare di salute in termini di ecologia?
Cominciamo con la domanda “Dov’è la mia salute?”. La salute è nel mio corpo?
Posso essere in salute se il mio microbioma intestinale non è in salute?
Posso essere in salute se i miei figli o la mia famiglia sono traumatizzati?
E la mia famiglia quanto può essere in salute se la mia comunità è nel trauma?
Quanta salute può avere la mia comunità se la biosfera attraversa un trauma?
Dov’è la salute?
In questi anni alle prese con una pandemia e i cambiamenti climatici, le risposte gradualmente emergono: la mia salute non è confinata al corpo individuale ma è fittamente intrecciata a quella della mia famiglia, della mia comunità, della mia cultura e della biosfera.

Allo stesso modo, il mio dolore non è solo mio ma è cresciuto tra noi e affonda le sue radici nel passato e proietta il suo essere nel futuro.

Teniamo conto della affascinante complessità che è ognuno di noi possiamo passare dall’idea di curare a quella di prendersi cura. Prendersi cura, che nella bellezza della lingua italiana ci parla proprio della complessità: prendersi cura di qualcuno tanto quanto prendersi cura di sé stessi. Ricordando questa mutua interdipendenza abbiamo davvero la possibilità di cambiamento.

Questo testo è una libera rielaborazione dei contenuti espressi da Nora Bateson e segue le idee dell’approccio sistemico della psicoterapia. È possibile vedere una versione video di questi concetti espressi in apertura del secondo convegno di Uno Spazio Per Te a Bracciano.

Foto di Nidhi Bhat su Unsplash

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