Foto di Andrea Piacquadio su Pexels
Lo sapete che l’estate sta arrivando?
Lo sapete che la famigerata “prova bikini” è alle porte?
Come se potessimo dimenticarcene…
Recentemente il marchio Bluebella, che commercia abbigliamento e accessori sexy, ha chiesto ai propri clienti di creare l’uomo e la donna perfetti assemblando pezzi di corpi di personaggi famosi. Una specie di moderni mostri di Frankenstein.
I risultati di questo collage sono singolari ma non completamente inaspettati e cambiano a seconda che lo si chieda ad un uomo o una donna. In particolare, secondi i gusti maschili, sia il maschio che la femmina hanno tratti più esagerati rispetto alla scelta femminile: più capelli, seno, fianchi e cosce per lei; più bicipiti, pettorali, quadricipiti e fama calcistica per lui.
La spiegazione per una maggiore enfasi sull’aspetto fisico potrebbe essere che gli uomini sono più eccitati da stimoli visivi e dunque diano maggiore importanza all’attrattività fisica.
Sarebbe stato interessante, inoltre, chiedere ai partecipanti cosa pensavano del proprio aspetto.
Trovare qualcuno che sia al 100% soddisfatto del proprio corpo è praticamente impossibile. L’insoddisfazione corporea è definibile come la distanza tra il proprio peso e corpo reali e quelli ideali.
Dati statistici precisi non ne abbiamo, perché le ricerche su questi argomenti vengono effettuate soprattutto su campioni clinici, ovvero con soggetti che già sono ricoverati con un disturbo.
Infatti, l’insoddisfazione per il proprio corpo è uno dei sintomi principali dei disturbi dell’alimentazione che, come risaputo, sono principalmente anoressia, bulimia e binge eating (abbuffate).
Il problema principale si riscontra quando associamo l’insoddisfazione alla nostra autostima e identità. Inoltre, le persone che affermano di essere state canzonate e prese in giro per il proprio aspetto fisico riportano maggiore sintomatologia da disturbo dell’alimentazione.
I disturbi dell’alimentazione si presentano in maniera diversa a seconda della cultura e del periodo storico. Sembrerebbe che l’obiettivo della magrezza sia presente in culture in cui il cibo è presente in abbondanza (vedi Keel, P.K. (2005). Eating Disorders. Pearson, Prentice Hall, New Jersey). Seppure le prime ricerche e teorie affermavano che i disturbi dell’alimentazione erano concentrati nella fascia socio-economica più alta della popolazione, negli ultimi anni le differenze sociali si sono attenuate. Ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere se sia dovuto a fattori meramente economici, ai cambiamenti nei canoni di bellezza trasmesso dai media o alla maggiore attenzione dedicata ai disturbi dell’alimentazione.
I media, infatti, sono spesso indicati come importanti responsabili della diffusione del valore della magrezza: modelle sottopeso in passerella, uso di programmi di fotoritocco per mostrare attrici e personaggi famosi in copertina, larga presenza di consigli alimentari e diete nei periodici.
L’immagine idealizzata proposta dai media è fatta quasi esclusivamente da persone normopeso, sottopeso e atletiche, dunque non rappresentative della varietà presente nella realtà (Keel, P.K. (2005). Eating Disorders. Pearson, Prentice Hall, New Jersey). Gli studi affermano che è il tipo di programma che si guarda, più che la quantità, a fare la differenza: soap opera, film e video musicali sono associati con insoddisfazione per il proprio corpo e impulso alla magrezza (Derenne, J.L., & Beresin, E.V., (2006). Body image, media, and eating disorders. Academic Psychiatry, 30, pp. 257-261.).
Pensiamo a Beautiful, la soap opera che ci accompagna da fine anni ’80. Praticamente ogni attore sotto i 60 anni è un body builder, mentre le donne sono perennemente e perfettamente truccate, pettinate, magre e giovani. E qui stiamo parlando di immagini viste da 500 milioni di persone al mondo, 5 giorni alla settimana.
Secondo Nigella Lawson, famosa giornalista e food writer inglese, il problema non riguarda tanto le modelle, che dovrebbero essere in forma. Quello che non riesce a capire è perché attori estremamente in forma vengano scelti per ruoli che non dovrebbero essere quelli di una passerella: medici, avvocati, insegnanti, madri e persino nonne. L’idea che si vuole trasmettere è che le persone nella vita reale siano costantemente (e in un certo senso DEVONO essere) allenate e vestite a puntino.
Il problema della circolarità causa-effetto si ripropone: occorre chiarire se è l’esposizione ad influenzare lo sviluppo di disturbi dell’alimentazione o, al contrario, se coloro che già presentano sintomi come l’insoddisfazione corporea cercano attivamente conferme nei programmi televisivi, i periodici o internet.
Al proposito riporto un interessante studio di Becker nel quale si confrontava la prevalenza di disturbi dell’alimentazione prima e dopo l’arrivo della televisione nelle isole Fiji nel 1995. Nella cultura di queste isole era valorizzato un sano appetito e un corpo rotondo, sinonimi di ricchezza e cure familiari. Nel 1998 il ricorso alle diete era salito dallo 0 al 69% e i giovani isolani riportavano i protagonisti dei telefilm come modelli e ispirazione della loro volontà di perdita di peso.
Se fino a poco tempo fa i disturbi dell’alimentazione erano appannaggio delle ragazze caucasiche di classe medio/alta, la pervasività del fenomeno ha toccato anche l’altra metà del cielo. L’immagine idealizzata del corpo maschile veicolata dai media è quella con muscoli sviluppati, con un peso moderato, virtualmente senza grasso, con una particolare enfasi su addominali definiti e muscoli pettorali (Fairburn, C.G., Brownell, F.D. (2002). Eating disorders and obesity: A comprehensive handbook. Guildford Press, New York). Oggigiorno la società preme in misura crescente sulle preoccupazioni maschili, esattamente come ha fatto per decenni sulle insicurezze femminili .
Inutile dire che essere magri ma muscolosi per i maschi NON è la NORMALITA’, come essere magre e con la quarta di reggiseno per le femmine. Per i ragazzi si aggiunge un fattore di rischio in più: la dismorfia muscolare, o anoressia al contrario: il problema il più delle volte non è sentirsi grassi e dunque l’attenzione non è sul dimagrire, bensì sul guadagnare massa magra poiché ci si vede troppo magri, anche nei casi in cui in realtà si sia già muscolosi (Pope, H. G., Philips, K., & Olivardia, R. (2000). The Adonis complex: the secret crisis of male body Obsession. Simon & Schuster).
Barbie vs Real life
A questo proposito ricordiamo la ricerca di Pope (& al. (1999). Evolving ideals of male body image as seen through action toys. International Journal of Eating Disorders, 26, pp. 65-72.) in cui sono stati messi a confronto alcuni giocattoli che ritraevano gli stessi personaggi maschili nel 1978 e nel 1998: nell’arco di 20 anni lo standard ritratto è aumentato di massa muscolare e anche i muscoli sono più definiti. Usando metodi allometrici, gli autori hanno provato che le misure dei giocattoli superano di gran lunga quelle ottenibili da qualsiasi bodybuilder nel mondo reale.
La presenza capillare di queste immagini, spesso ritoccate con software allo scopo, dà l’idea che sia quella la normalità e che, se non si rientra in quei canoni, non solo non si è percepiti come attraenti, ma non si è neppure normali. Se i media continueranno a promuovere l’irraggiungibile corpo perfetto (quel corpo ottenuto da fotomodelli e attori il cui lavoro è concentrato sull’aspetto fisico, quel corpo presentato senza grasso e smagliature grazie al fotoritocco), non c’è da stupirsi che continueremo a rincorrere e provare ad ottenerlo, mettendo a rischio la nostra salute con diete impossibili, esercizio fisico scorretto e sostanze dopanti.
Lasciandoci inevitabilmente e profondamente insoddisfatti.